Detartrasi e Levigatura Radicolare

Tecniche di detartrasi e levigatura radicolare

Alcuni autori riferiscono un danno radicolare similare mentre altri sostengono che la radice venga danneggiata maggiormente dagli strumenti ad ultra- suoni. Gli svantaggi principali riscontrabili nell'uso dei sopramenzionati strumenti è che gli inserti subgengivali sono larghi, il manipolo è pesante ed ingombrante e manca di equilibrio . La sensibilità tattile è inoltre impossibile durante l'uso e quindi per la rimozione del tartaro devono essere eseguiti in media 6-8 passaggi incrociati su ogni superficie. Uno strumento manuale dovrebbe essere poi utilizzato per verificare la completa rimozione del tartaro dalle superfici radico- lari. Dalla mia esperienza risulta che quasi sempre si riscontrano creste longitudinali di tartaro separate da aree ben levigate. Fortunatamente il tartaro è facile da scoprire in quanto l'ablatore ultrasonico lascia la superficie ruvida ed inalterata. È stato riferito che nelle aree dove l'uso degli strumenti risulta difficile, come ad esempio l'area dei molari, l ’ablatore ultrasonico non rivela alcun vantaggio nella rimozione del tartaro o della placca rispetto agli strumenti manuali. Per evitare il danneggiamento radicolare è d’obbligo l’uso abbondante del raffreddamento ad acqua e la lama deve essere tenuta piatta, a contatto con la superficie radicolare ed in costante movimento. Nonostante alcune ricerche indichino radici levigate a seguito del trattamento ultrasonico , altre lo trovano insufficiente per la levigatura radicolare. Occorre quindi, in ogni caso, un controllo della levigatezza superficiale per mezzo di strumenti manuali. Nei casi in cui dopo una detartrasi profonda persista una infiamma- zione residua e accompagnata da del tessuto di granulazione alta- mente vascolarizzato il tessuto gengivale dovrebbe allora essere curettato sotto anestesia locale. La lama dello strumento viene posizionata in direzione dei tessuti molli e vengono eseguiti movimenti demolitivi verticali e circonferenziali nel tentativo di rimuovere il rivestimento epiteliale della tasca ed una certa quantità di tessuto infiammato. Per fornire resistenza allo strumento bisogna eseguire delle iniezioni intrapapillari tali da rendere il tessuto turgido ed esercitare nel contempo pressione con le dita sulla superficie esterna della gengiva sostenendone il tessuto (Fig.6 23). Normalmente sono sufficienti alcuni passaggi della lama. Il tessuto viene quindi premuto contro il dente utilizzando un impacco di garza imbevuto in acqua calda in modo da ottenere un corretto adattamento della gengiva al dente. Non è necessario alcun impacco parodontale e solitamente solo un lieve disagio postoperatorio viene riscontrato . Gli strumenti ad ultrasuoni possono essere utilizzati in modo simi- lare. La lama dello strumento va affilata per avere un bordo tagliente. Le vibrazioni ultrasoniche dello strumento a contatto con la gengiva produrranno una coagulazione localizzata del rivestimento epiteliale interno, che viene poi facilmente rimosso. Le recenti scoperte indicanti un'invasione batterica della parete di Curettaggio dei tessuti molli

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